La tradizione contadina nel piatto: fagioli, ceci & Co.
I legumi sono una parte importante della tradizione contadina su cui si fonda la gastronomia locale. I fagioli sono di certo tra i prodotti della terra più diffusi sul territorio. Una variante merita un cenno a parte: il fagiolo di Controne, che prende il nome dal comune degli Alburni dove più nello specifico viene coltivato. Piccolo, rotondo e bianco, è apprezzato anche per la buccia sottile che rende più breve il suo tempo di cottura. Ottimo da gustare in zuppa con il pane o con la verdura (scarola o bieta), o ancora con la pasta.
Altri pregevoli legumi parte del panorama culinario della zona sono i ceci. Con le lagane, sorta di tagliatelle spesse e corte fatte in casa, è forse l’abbinamento ideale. Che dà luogo a uno dei piatti principe della tradizione cilentana. E tra le varianti spicca il cece di Cicerale, paese il cui stesso nome deriva dalla coltura di questo legume. Piccolo e piuttosto scuro, questo tipo di cece tende a ingrossarsi molto in fase di cottura ed eccelle per le sue qualità organolettiche.
Con l’aggiunta di cereali (grano e granturco) e castagne, i legumi (ceci e cicerchie, fagioli bianchi, cannellini e borlotti e lenticchie) sono la base di un altro grande piatto “povero” della tradizione contadina, diffuso (con le debite varianti) in tutto il Cilento e in particolare a Stio, che lo celebra con una frequentata sagra, e nei centri vicini. Ossia i “ciccimmaretati”, la squisita zuppa nata quando i lavoratori della terra facevano di necessità virtù, “sposando” in pentola le rimanenze della dispensa.
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