Percorrendo la strada a scorrimento veloce che dalla cittadina di Vallo della Lucania conduce a Palinuro e Marina di Camerota, subito dopo un lunga galleria-tunnel, il viaggiatore curioso delle bellezza nascoste del Cilento incontra improvvisamente l’uscita di Cuccaro Vetere. L’antico borgo è sito ad un’altitudine di 629 slm e abitato da poco più di 500 abitanti.
Il cuore del borgo è la piazza un tempo intitolata al re Umberto I ed oggi ad Antonio Valiante, politico originario del luogo. La piazza è luogo di confine tra la Cuccaro antica e la Cuccaro moderna.
A nord della piazza il visitatore incontra il convento francescano, la cui edificazione fu autorizzata dalla bolla papale di Giovanni XXII, emessa il 9 novembre 1320, su richiesta di Ilaria di Lauria vedova di Enrico di San Severino e figlia dell’ammiraglio Ruggiero.
Sorge, secondo la tradizione, sul luogo dove dei frati di passaggio sostarono per far riposare i muli carichi di vettovaglie. Ristoratisi cercarono di ripartire, ma uno dei muli rifiutò di alzarsi; pensando fosse ancora stanco i frati rimossero nuovamente il carico, ma al momento di partire nuovamente il mulo, ostinatamente, rifiutò per l’ennesima volta di alzarsi. Alla fine i frati vuotarono i colli e scoprirono di trasportare un pezzo della Croce di Cristo. Fu così che quel posto fu scelto per costruire il convento.
Tra storia e leggenda, all’interno del convento, posta al piano terra, vi è una cappella denominata del “Legno Santo”, sulle cui pareti risaltano i resti affrescati dell’episodio appena narrato. Qui veniva conservato un pezzo della Croce di Cristo rendendo il convento luogo di pellegrinaggio. La reliquia veniva custodita in una teca chiusa da tre serrature le cui chiavi erano affidate a tre diverse persone e con atto del 22 agosto 1684 fu stabilito di esporla e portarla in processione solo in occasione del venerdì Santo, durante le visite dei Frati Superiori e dei Padroni delle Terre di Cuccaro. Alla reliquia è intitolata la Fiera del venerdì Santo (le notizie risalgono al 1390), primo appuntamento economico, commerciale e di unione religiosa del Feudo.
Oggi il Legno Santo è custodito nella cappella dell’Assunta, situata nella piazza principale.
La struttura del convento di figura quadrata, edificata al di fuori delle mura dell’abitato conteneva “chiese, oratori, celle, refettorio, deposito ed altre officine”. Adiacente, circondato da un muro, un pezzo di terra destinato alla coltivazione di ortaggi ed in parte a vigneto tale da permettere l’autonomia totale dei frati.
Con successiva bolla del 22 febbraio 1330 lo stesso papa Giovanni XXII accordava l’indulgenza plenaria a tutti coloro i quali visitavano la chiesa del convento nel giorno di Santa Chiara (11 agosto) e della Madonna della Concezione (9 dicembre).
Nel corso dei secoli, il convento ha subito diversi rifacimenti. Con il progressivo depauperamento e carenza di frati, a seguito delle leggi contro gli ordini religiosi emanate da Napoleone, fu soppresso il 7 agosto 1809 e l’incarico di redigere l’inventario fu affidato a Domenico Baldi nominato dal Governo “custode e curatore del soppresso monastero”.
Vari furono i tentativi da parte delle autorità locali e della popolazione per riaprire il convento e neppure la presenza del Legno Santo servì per questo scopo. In seguito fu venduto a privati.
Il primo progetto generale di restauro risale al 1991 ed ha permesso il rilievo geometrico della quasi totalità della struttura.
Il secondo progetto risale al 2006 e si è proceduto al restauro delle chiesa e del campanile (Fondi Europei POR Campania/PIT Parco Nazionale del Cilento).
Il terzo ed ultimo progetto è del 2015 con il quale si è completato il restauro. Fortemente rimaneggiato nel tempo, la struttura aveva perso molto dell’originalità iniziale e, compatibilmente allo stile architettonico, ad una conservazione mirata ed alle necessità tecniche si è proceduto a recuperare il chiostro, le celle ed il colonnato, luogo in cui i monaci passeggiavano.
Vestito di nuovo splendore, il convento francescano è ora una eccellente struttura destinata all’ospitalità dotata di venti posti letto completi di ogni comodità.
A piazzetta San Nicola dei Greci, nel cuore del centro storico del borgo, sorge Dai Puddicchi-Cilento House, una casa accogliente e sobria dove poter trascorrere le vacanze.
Nei boschi tra castagneti e faggeti sorge La Baita, Ristorante Pizzeria. Una vecchia baita di montagna, dove è possibile degustare piatti della tradizione cilentana e un’ottima pizza.
Le pastorelle sono il dolce tipico del Natale di Cuccaro Vetere. Hanno la forma di una stella a cinque punte e sono ripiene di castagne e cioccolato.
Ad agosto a Cuccaro Vetere viene celebrato l’asino, paradigma della tradizione contadina e fortemente legato alla raccolta delle castagne, traino dell’economia del paese. Il Palio, si tiene da più di trent’anni e consiste in una gara di velocità tra gli asini che si tiene a conclusione di una sfilata in costumi d’epoca. Da qualche anno è stato inoltre istituito il Premio Città del Palio, importante riconoscimento che viene riconosciuto a personalità italiane di notevole importanza del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo.
Autori: Maura Ciociano e Reginaldo Lombardi
5 Gennaio 2021