Castelnuovo Cilento, ‘u Paese per i suoi abitanti, è un piccolo borgo al centro del Parco Nazionale del Cilento. Dalla cima della collina abbraccia con lo sguardo tutta la piana dell’Alento, dal monte Stella al mare di Ascea.
Se attraversate il paese senza fretta vi ritroverete in un intreccio di vicoli ricchi di storie e curiosità. Castelnuovo Cilento deve il suo nome al castello medievale che sorge nella parte alta del borgo: secondo la tradizione, dopo la caduta del castello della Bruca ( i cui ruderi sono ancora visibili sull’aeroporto dell’antica Velia) gli ultimi abitanti lo abbandonarono e, alla ricerca di un rifugio più sicuro, arrivarono nei pressi di una vecchia fortificazione normanna, che da allora prese il nome di Castelnuovo.
L’architettura del castello è di tipo militare; la torre doveva servire come ultimo baluardo difensivo qualora le altre parti fossero cadute in mano ai nemici: lo stesso ingresso della torre non è al pian terreno, ma elevato. La costruzione del castello è datata intorno al 1269 ed è attribuita a Guido D’Alemagna. Solo nel 1724 arrivò alla famiglia che ne è ancora proprietaria, Talamo-Atenolfi. Nel 1860 la torre fu definitivamente abbandonata e divenne un rudere finché nel 1966 tutto il castello fu restaurato seguendo la sua antica fisionomia.
Nella seconda metà di agosto, ogni anno, il castello diventa un palcoscenico d’eccezione per Castrum Novum, una manifestazione di carattere storico con sfilate in costume, rappresentazioni teatrali, concerti e la Giostra del Carusiello.
Come ogni borgo che si rispetti, a Castelnuovo non mancano le storie, le curiosità, i “si dice” e i miti. La leggenda narra dell’esistenza di un tunnel nascosto che dal castello portava alla torre di Velia: costruito chissà quando, tutti hanno la loro ipotesi su dove possa essere e qualcuno si vanta addirittura di averlo percorso.
Attraversando le porte del castello si arriva ad una suggestiva scalinata che si affaccia sulla Chiesa di Santa Maria Maddalena, ad un’unica navata, che contiene le statue di Santa Lucia, dell’Addolorata, dell’Assunta e di San Giuseppe col Bambino.
Ma ciò che rende Castelnuovo Cilento diverso da tutti gli altri piccoli borghi cilentani sono senza dubbio le opere in ciottoli di Guerino Galzerano, un genio creativo ignaro di esserlo che ha riempito il suo paese di creazioni a mosaico che sembrano uscite da una fiaba.
Guerino Galzerano era un contadino senza istruzione né formazione artistica e la sua storia personale è affascinante quasi quanto le sue opere. Come spesso accade, la sua vena artistica prende luce dopo uno dei momenti più bui della sua esistenza: nel 1970 in un confronto verbale con la madre del presunto amante di sua moglie, a una risposta sgarbata reagisce male, si impadronisce di un fucile e ferisce di striscio la donna. Poi va in un campo e spara, uccidendola, ad un’amica della moglie ritenuta responsabile dell’adulterio. Ricercato dai carabinieri, dopo alcuni giorni di latitanza si costituisce al carcere di Vallo della Lucania esclamando “Ritirate le vostre truppe, sono io l’uomo che cercate”. Viene affidato al manicomio criminale di Aversa e proprio lì comincia a realizzare particolarissime sculture in ciottoli. Nel 1977 ritorna al suo paese natio, Castelnuovo Cilento, e grazie alle sue opere visionarie lo inizia a rendere quello che è oggi: un piccolo gioiello d’arte.
Le opere di Guerino Galzerano si articolano in quattro siti: l’abitazione in via Roma, il giardino sotto il castello, il borgo di Santa Caterina e la tomba monumentale nel cimitero.
La prima opera che realizza è la sua vecchia casa: riveste con i ciottoli la facciata esterna creando nel piccolo portico archi e grandi vasi per le piante ma si concentra anche all’interno costruendo mensole, portabottiglie e ricoprendo intere pareti con i ciottoli. Oggi la casa di Guerino Galzerano è diventata una casa-vacanze dotata di ogni comfort, la Casa dei Ciottoli.
Lungo la strada che porta al castello, sulla sinistra si può ammirare un insolito giardino tutto in ciottoli, caratterizzato da sculture totemiche rappresentanti strumenti contadini, tavoli, sedie. Prendetevi un momento per immergervi in questo bizzarro giardino, vi ritroverete in una sorta di villaggio fiabesco e le parole che Guerino Galzerano ha ‘inciso’ con le pietre sul muro esterno vi risuoneranno spesso in mente: “Se bruciano il campo di grano seminatelo, se distruggono vostra casa ricostruitela”.
Pensando anche alla dimora eterna, Galzerano ha eretto anche la sua tomba, cambiando la fisionomia del cimitero di Castelnuovo Cilento: una scultura monumentale con raffigurazioni indecifrabili e scritte che raccontano una vita di sofferenza, lotte e lavoro duro. Sulla tomba applica ben tre lapidi: quella con il suoi dati in cui manca solo la data di morte (applicata in seguito dai familiari), una seconda lastra su cui scrive “Davanti a questa tomba di Galzerano Guerino siete pregati gentilmente amici e parenti di non mettere fiori, né ceri, ossequi ringraziamenti a tutti voi” e una terza più beffarda dove scrive ” Ricordati: dove io ero tu sei, dove io sono tu sarai”.
Dopo la tomba Guerino Galzerano si dedica a quella che probabilmente doveva essere la sua opera più imponente, in un podere in contrada Santa Caterina. Con i ciottoli costruisce una sorta di enorme castello con un grande arco di ingresso, colonne, nicchie, tavoli e sedie. Raggiungerlo non è semplice, bisogna andarci per forza a piedi lungo un percorso che non è dei più agevoli e versa ormai in un avvilente stato di abbandono. Guerino Galzerano non smette mai di lavorare alle sue opere fino al giorno della sua morte, avvenuta proprio a Santa Caterina tra il 6 e il 7 luglio del 2002.
Oggi la particolarità delle opere di Guerino Galzerano è riconosciuta in tutto il mondo e le sue fiabesche sculture sono anche nel catalogo del Museo della Follia curato da Vittorio Sgarbi: il critico d’arte ha dedicato alla figura dell’artista contadino di Castelnuovo Cilento una lectio magistralis che ha tenuto proprio nel giardino del castello.
Castelnuovo Cilento è anche la tappa di partenza e di arrivo della Via Silente, un ciclopercorso di circa 600 km che percorre i tratti costieri e si inoltra tra le montagne del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Un’occasione per esplorare il sud della provincia di Salerno vivendo le emozioni che il viaggio regala solo a chi ricerca il sapore autentico di un territorio.
7 Marzo 2021