11 Cose da Fare e Vedere nel Cilento
I luoghi e tradizioni imperdibili nel Cilento
Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è ricco di storia, bagnato da un mare cristallino e circondato da montagne verdissime e solitarie. Qui, lontano dal turismo di massa, puoi avere un’esperienza unica e irripetibile. Viaggiare attraverso questa Terra, con incastonati una miriadi di piccoli borghi e paesi, significa anche scoprire il sapore della vera dieta mediterranea.
Ecco perché ti proponiamo 11 cose da fare e vedere per vivere il Cilento: sei pronto a farti sorprendere dalle sue bellezze?
I Templi di Paestum
Per gli amanti dell’archeologia, ma non solo. Paestum è diventata il simbolo della Magna Grecia con i suoi templi perfettamente conservati e il suo esteso parco archeologico. Dal 1998 patrimonio mondiale UNESCO, l’area archeologica di Paestum conta cinque chilometri di mura, tre templi con rispettivi altari, e altri importanti costruzioni: La “basilica“, il tempio dedicato a Hera, è il più antico del parco archeologico, questo edificio risale al 560 a.C. il Secondo tempio è dedicato ad Atena, situato sul punto più alto della città, questo edificio domina la zona circostante. Ma è il tempio di Nettuno, il più grande, risalente alla metà del V secolo a.C. che è il gioiello dell’intero parco Archeologico. Immancabile è anche una visita al Museo in cui sono conservati i reperti rinvenuti durante gli scavi, tra cui la celebre Tomba del Tuffatore.
La Mozzarella di Bufala della Piana del Sele
Una vacanza in Cilento significa anche intraprendere un percorso sensoriale alla scoperta delle origini della tradizione gastronomica italiana. In una parola: la Mozzarella. Una lunga tradizione di allevamenti di bufale, una sorprendente concentrazione di caseifici che propongono la mozzarella più famosa al mondo. Il luogo, chiaramente, non è casuale: quando il bufalo è arrivato nella nostra penisola, ha trovato il suo habitat naturale nelle piane del Sele (il fiume che costeggia l’antica Paestum), e nelle zone paludose affacciate sul Tirreno. Passare per questi territori non può non prevedere visita ai tanti Caseifici come Vannullo, Barlotti, Di Lascio a Paestum, Polito ad Agropoli o la Dispensa San Salvatore che consente di gustare la mozzarella accompagnata dagli insaccati tipici degli Alburni.
Da non perdere anche mozzarella con la mortella, specialità tipica cilentana. Euesta prelibatezza è un tipo di caciocavallo fresco a strisce a cui il mirto (mortedda in cilentano) conferisce un aroma unico secondo una ricetta antichissima dei pastori del monte Gelbison.
Le Gole del Calore
Il Cilento custodisce un gioiello naturalistico e un paesaggio tra i più belli della Campania: le Gole del Calore. Incastonate in una profonda vallata, la Gole del Calore costituiscono un habitat ancora integro nella sua selvaggia bellezza. Nell’oasi, 120 ettari di territorio protetto, regna un silenzio irreale ove emergono sensazioni ormai dimenticate. Il sentiero delle Gole del Calore è un anello di 9 chilometri che dall’Oasi di Remolino, a Felitto, raggiunge oltre i 400 metri d’altezza. Qui è possibile fare il bagno, infatti grazie ad uno sbarramento, il corso del fiume in questo punto rallenta offrendo ai visitatori una piscina naturale strepitosa. Le alte pareti rocciose a strapiombo sul fiume, la persistente umidità, la scarsa luce del sole hanno determinato particolari condizioni climatiche che hanno reso possibile lo sviluppo e la sopravvivenza di vegetali appartenenti a specie rarissime ed in alcuni casi autoctone. Su tutto domina il ponte medievale che fa coppia con il Ponte di Pretatetta: un collegamento naturale tra le sponde del fiume costituito da due enormi massi che franando dalle opposte pareti della vallata e incastrandosi tra di loro hanno generato un ponte naturale. Seguendo il corso del fiume si incontra la grotta di Bennardo, da cui si gode di un vista mozzafiato delle gole dall’alto. Nei secoli scorsi la grotta fu rifugio di briganti e fuorilegge. Protagonista indiscussa dell’Oasi rimane la lontra che si aggira tra queste gole e che nel corso degli anni ha trovato riparo e rifugio in questo angolo di natura selvaggia.
I Borghi abbandonati
Il fascino di questa terra è racchiuso anche nei piccoli borghi e nei paesini abbandonati che la natura e l’immigrazione dei secoli scorsi e hanno spopolato e resi di fatto paesi fantasmi. Il tempo in questi angoli dimenticati si è fermato e chi li visita ha la possibilità di vedere i resti di una vita e un Cilento che non c’è più.
San Severino di Centola
Il borgo antico di San Severino di Centola è abbarbicato su uno sperone roccioso che si apre sulla “Gola del Diavolo”, scavata dallo scorrere millenario del fiume Mingardo. Di origini medievali (X sec.), la sua storia si lega alla potente famiglia Sanseverino,i signori del principato di Salerno. Il Castello di questa potente famiglia ancora si staglia superbo sul borgo abbandonato rendendo la visita ancora più suggestiva. Le vecchie case arroccate sulla roccia e gli edifici medioevali si alternano a case del XIX sec. rendendo tutto ancora più sospeso nel tempo.
Roscigno
Il vero borgo dimenticato del Cilento è Roscigno vecchia. Come gli antichi pompeiani anche gli abitanti di questo paese sono fuggiti di fronte alla forza della natura. Natura che si è riappropriata del paese piano piano invadendolo con rovi e bosco mediterraneo. Nonostante questo le strade e le abitazioni conservano perfettamente la struttura antica e ci catapultano in un altro tempo e in un luogo “ altro”. Il tempo passa più lentamente aggirandosi per le vie di Roscigno vecchia e ogni cosa ci parla di un mondo rurale e fermo nel tempo.
Scavi archeologici di Velia
Velia-Elea è un importante sito archeologico del Cilento. Elea fu fondata nel 540 a.C. da coloni Focei, provenienti dall’Asia minore. Al tempo dei Greci era denominata Elea e diede i natali ai filosofi Parmenide e Zenone, capostipiti della scuola eleatica. I Romani la ribattezzarono Velia. Illustri personaggi, tra cui Cicerone e Orazio, la trovarono meta ideale per le loro villeggiature. La città rimase tenace custode dell’ellenismo, continuando a usare la lingua greca anche in età imperiale. Fu sede di una prestigiosa scuola medica le cui tradizioni e conoscenze sono considerate le radici della Scuola Medica Salernitana.
Oggi della città antica si osservano gli scavi iniziati da Amedeo Maiuri nel 1921 e continuati poi negli anni Cinquanta e Sessanta. Partendo dagli imponenti resti del porto e attraversando il quartiere meridionali si sale per l’originale strada greca che costeggia le terme di età imperiale e il santuario di Asclepio fino a raggiungere Porta Rosa, che continua ad affascinare per bellezza e maestosità tecnica. Passando vicino dal tempio di Poseidone Asfaleios si giunge all’Acropoli, dove in età normanna il grande Tempio di Atena è stato trasformato in torre e da cui si domina l’intera piana dell’Alento. La brezza, gli ulivi e le due cappelle gentilizie ora trasformate in antiquarium premiano il visitatore dopo la salita con uno spettacolo di pace e bellezza di fronte ai resti del luogo che fu l’ultima custode dell’ellenismo in Occidente.
Le Grotte di Pertosa
Nel cuore degli monti Alburni le Grotte di Pertosa-Auletta si estendono per oltre tremila metri e sono percorse da un fiume sotterraneo, il Tanagro, interamente navigabile, che si addentra nel cuore della montagna. Il percorso è ricco di stalattiti e stalagmiti che creano una suggestione senza pari, scandita dal fragore degli scrosci della cascata sotterranea. Si giunge in barca alla Sala del Paradiso, una cascata interna, per poi continuare sul ramo settentrionale scoprendo la maestosità della Grande Sala, le particolarità della Sala delle Spugne e il fascino del Braccio delle Meraviglie. Sono le uniche grotte in Europa con i resti di un villaggio di palafitte del neolitico.
Altro importante polo di attrazioni sotterranee è Castelcivita con le sue Grotte.
La Certosa di Padula
La certosa di S. Lorenzo, anche conosciuta come certosa di Padula, è di certo uno dei posti più belli della provincia di Salerno. Nel 1998 la Certosa è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Prevalentemente barocco, ma con tracce trecentesche ancora visibili, il complesso occupa una superficie di 51.500 metri quadrati di cui 15.000 impegnati solo dal chiostro. La Certosa di Padula è la seconda al mondo per estensione.
Alla fondazione della Certosa contribuirono i monaci Basiliani. Il chiostro, iniziato nel 1583, si sviluppa su due livelli: in basso, il portico con le celle dei padri; in alto, la galleria finestrata, utilizzata per la passeggiata settimanale. Durante questa “uscita” la clausura veniva interrotta e i padri potevano comunicare e pregare insieme.
Spiagge
Dai tempi di Enea e Ulisse il mare del Cilento è stato un mare in cui perdersi completamente. Così accadde a Palinuro o alla bellissima sirena Leucosia che scelse queste coste come sua ultima dimora. Con i suoi oltre 100 km di coste le spiagge del Cilento offrono una grande varietà e qualità. Si incontrano costiere rocciose e spiagge sassose tra Pioppi e Acciaroli e più a sud la sabbia dorata di Ascea Marina. Le cale e gli anfratti che si incontrano tra Palinuro e Scario, diventano piccole oasi che offrono suggestioni in grado di competere con i mari tropicali. Da Cala Bianca a Cala degli Infreschi, dalla Costa della Masseta a Punta Licosa, sono centinaia le perle della costa cilentana.
Per chi ama le escursioni in barca immancabile la visita a una delle grotte a pelo d’acqua di cui la Grotta Azzurra è sicuramente la più famosa per il tipico colore fluorescente dato dalla luce riflessa sul fondale marino. Da anni Lega Ambiente premia queste coste con la bandiera blu per la bellezza e limpidezza del Mare e nonostante questo alcune spiagge rimangono piccoli paradisi al riparo dal turismo di massa. Nel corso degli anni le acque del Cilento hanno visto il ritorno di intere colonie di tartarughe marine e delfini che hanno scelto i golfi naturali e le spiagge di questa terra come habitat perfetto per prosperare e riprodursi.
Montagna
I Monti cilentani offrono sensazioni uniche non meno delle spiagge. Per chi ama il trekking non c’è niente di meglio che inerpicarsi per i sentieri dell’interno. Non può mancare il Monte Cervati, il più alto della Campania con i suoi 1899 metri. La natura geologica mostra la morfologia caratteristica di un ambiente carsico, con inghiottitoi, sorgenti freschissime. Il massiccio mostra pareti a strapiombo, incise da profondi canaloni e numerosi torrioni e guglie, spettacolari e caratteristiche, sul versante di Piaggine, con ai piedi i boschi misti e le faggete che si aprono di tanto in tanto in radure ricche di vegetazione e verdissime (o bianchissime in inverno). Dalla vetta si possono osservare il Vallo di Diano e il massiccio del Monte Sacro e il mare. Sulla cima del Cervati vi sono una cappella e una grotta dedicate alla Madonna della Neve.
II Monte della Stella sorge a pochi chilometri dalla costa nel bel mezzo del Cilento Antico tra Paestum e Velia. Partendo da San Mauro Cilento, ci si incammina sul primo sentiero che si inerpica verso la vetta. Da qui è possibile proseguire, tra sentieri panoramici vista mare e boschi di lecci, castagni, ontani, aceri, corbezzoli e diverse varietà di arbusti e piante tipici della macchia mediterranea. Lungo il tragitto si incontra l’area sacra delle rocce megalitiche risalente al 2000 a.C. e da li si prosegue per la vetta a 1131 m s.l.m. dove si trova ubicata la Cappella/eremo di S. Maria della Stella (1362 d.C.) , in netto contrasto con il moderno castello radar (base civile ENAV). In vetta si può godere di una vista a 360° su tutto il Cilento, è possibile vedere chiaramente la catena dei lattari e i suoi golfi con Capri e Ischia, nonché in occasioni fortuite lo Stromboli in Sicilia.
Alla scoperta dei Borghi
Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è tra i più antropizzati al mondo. La presenza dell’uomo è qui un tutt’uno con la natura e ha trovato il suo equilibrio e sostentamento in essa. I panorami delle valli e delle montagne del Cilento, come anche quelle della costa, sono quindi disseminati di piccoli borghi di antichissime tradizioni ognuno con una sua storia e con caratteristiche uniche. I borghi del Cilento diventano quindi delle piccole gemme incastonate tra il verde delle montagne e il blu del mare in cui è possibile trovare le tracce di un passato tutt’altro che morto: a testimoniarlo le moltissime feste patronali e le tradizioni contadine che rivivono nelle sagre che d’estate richiamano i turisti.
Sul mare è possibile visitare luoghi come Santa Maria di Castellabate o Acciaroli, che ancora conservano il fascino dei paesi dei pescatori e in cui le tradizioni culinarie sono fortemente marinare. La bellissima Teggiano, nel Vallo di Diano, conserva racchiuse nelle sue mura medioevali le tracce del suo glorioso passato con le sue chiese e i portali e i segni dei numerosi assedi. A Gioi è ancora possibile vedere le vestigia delle dominazioni normanne e aragonesi e girare per i vicoli attorno al castello e assaporare la soppressata locale che fin dal medioevo la rendeva famosa in tutta la penisola.
Presidi Slow food e Dieta Mediterranea
Il Cilento è la culla della Dieta Mediterranea. Grazie alla riscoperta dei valori alimentari da parte dell’’americano Ancel Keys, un biologo statunitense che scoprì a Pioppi la Dieta Mediterranea. Keys, impressionato dalla longevità dallo stato di salute degli anziani pescatori della costa, rimase 28 anni nel Cilento per studiare le abitudini alimentari della popolazione locale. Erano gli anni ’70 e il turismo di massa non appariva nel vocabolario di queste parti. L’alimentazione a base di pane, pasta, frutta, verdura, moltissimi legumi, olio extravergine di oliva, pesce e poca carne era la responsabile dello straordinario effetto benefico sull’uomo. Le antichissime tradizioni contadine del Cilento vivono ancora nei presidi slow food del Cilento: dalle Alici di Menaica al Carciofo Bianco di Pertosa, dal Cacioricotta di Capra ai Ceci di Cicerale, dai Fagioli di Casalbuono, Controne e di Gorga all’antichissimo Maracuoccio di Lentiscosa, dal fico monnato di Prignano al fusillo di Felitto, dall’Oliva ammaccata del Cilento alla soppressata di Gioi e Salsiccia del Vallo di Diano.